venerdì 23 maggio 2014

L'ortodossia oggi, tra libertà e diritti

Monsignor Philip Riabykh,
rappresentante della Chiesa ortodossa
russa al Consiglio d’Europa
(Foto: Evgeny Utkin)

Dall’aborto all’identità di genere. A Milano Monsignor Philip Riabykh, rappresentante della Chiesa ortodossa russa al Consiglio d’Europa, ha affrontato i temi più delicati della società contemporanea. “Argomenti che coinvolgono tutti, sia l’Ovest, dove ci si sente più liberi, sia l’Est, dove dopo il crollo si è dovuto ricostruire tutto”

Continua la “settimana russa” all’Università Cattolica di Milano. Dopo l’appuntamento di ieri con l’ambasciatore della Federazione, Sergei Razov, oggi è stata la volta di Monsignor Philip Riabykh, rappresentante della Chiesa ortodossa russa al Consiglio d’Europa.

Dopo l’introduzione del professor Massimo de Leonardis, direttore del dipartimento di Scienze Politiche, il microfono è andato al professor Pierluca Azzaro, docente di Integrazione Europea e Europa orientale: “L’Europa ha due polmoni, l’Est e l’Ovest - ha detto -. Deve respirare con entrambi, come diceva Giovanni Paolo II”.

Poi la parola è passata a Riabykh. Che è entrato subito nel vivo del discorso, toccando temi caldissimi: aborto, eutanasia, identità di genere. Si parte dall’analisi della posizione della Spagna di Zapatero, che con una legge pro-aborto del 2010 si era guadagnata il titolo di paese più liberale. Il diritto di abortire senza particolari limiti, dice però Riabykh, entrava in evidente conflitto con il diritto dei medici obiettori di rifiutarsi di praticare l’intervento. Senza contare che l’aborto in Spagna stava assumendo le sembianze di un fiorente business. La situazione cambiò quando si decise di adottare un documento che tutelava non solo i diritti della madre, ma anche quelli del bambino: un documento che, secondo la posizione della chiesa ortodossa, ha ristabilito l’equilibrio.

Il tavolo dei relatori (Foto: Evgeny Utkin)
Lo “spaventoso quesito”, come lo ha definito padre Philip, su chi abbia la facoltà di decidere della vita altrui, torna anche con il successivo argomento, l’eutanasia, “la morte buona”. Da un lato abbiamo la libertà di voler seguire il corso naturale della vita, senza quindi assumere medicine; altro caso, però, è praticare l’iniezione letale per indurre il decesso. “È importante considerare - spiega Riabykh, -, come ognuno di noi abbia una differente concezione della sofferenza, e ancor più importante sarebbe - questa la posizione della chiesa - utilizzare le nostre forze per una medicina che, anche laddove non può curare, possa assistere e supportare il paziente”.

Ma ancor più attuale è il tema della libertà, connesso a quello dell’identità di genere. Un argomento molto vicino ai giorni nostri, se pensiamo alla cosiddetta legge russa “sull’omofobia”, di cui tanto si discute.

“Su internet - ha detto Riabykh -, si può trovare una classificazione per orientamento e preferenze sessuali che contempla oltre 50 diverse identità. Ma l’aspetto interessante è riflettere su questo, non proibirlo”. Ciò che emerge dalle parole di padre Philip è insomma una volontà di approccio in positivo, che ci permetta di riconoscere l’identità quale una valore, che riguarda noi stessi prima ancora degli altri.

Resta aperta l’eterna domanda su dove finisca la nostra libertà personale e dove inizi quella altrui. “Quando esaminiamo le proposte al Consiglio d’Europa - spiega padre Philipp -, molte critiche alle istanze del movimento LGBT sono percepite come una dimostrazione di intolleranza e omofobia. D’altro canto dobbiamo pensare che permettere alcuni comportamenti non significa necessariamente dover essere d’accordo a livello personale. Questa è democrazia”. Ma allora qual è in definitiva la via seguita dalla chiesa ortodossa? Non siamo ancora a conoscenza delle conseguenze di molte “nuove” libertà, che potrebbero rivelarsi bifronti, “come la bomba atomica”. “Da un lato è energia, ma dall’altro è morte. La strada da seguire è quella che aderisce alla nostra natura”.

Il tono si fa però più cupo quando si accenna a comportamenti e prassi odierne che vanno di fatto a cancellare parte della nostra tradizione, della nostra storia: “Perché complicare la questione usando i termini Genitore 1 e Genitore 2? Sarebbe meno arido a questo punto parlare di due mamme, o due papà”.

La questione delle libertà e dei diritti umani coinvolge tutti, sia l’Ovest, dove forse “ci si sente più liberi”, sia l’Est, dove dopo il crollo si è dovuto ricostruire tutto, a partire dalle basi. Ma, pur nella diversità di background, le domande rimangono le stesse.

Evgenij Utkin - Russia Oggi

giovedì 22 maggio 2014

Lo sguardo della Russia sull’Europa

Il tavolo dei relatori (Foto: Evgeny Utkin)

Dalla crisi ucraina ai rapporti con Bruxelles, fino al maxi accordo firmato con la Cina. Tutta l’attualità in un convegno a Milano, dove l’ambasciatore russo in Italia ha dichiarato: “Il nostro paese senza l’Europa non può esistere”

“La Russia senza Europa non può esistere, come non esiste l’Europa senza la Russia”. Lo ha dichiarato l’ambasciatore russo in Italia, Sergei Razov, che a Milano ha partecipato al convegno “Europa e Russia nel XXI secolo”, svoltosi all’indomani della firma del megacontratto tra Russia e Cina per la fornitura di gas russo oltre la Muraglia. E a parlare all’incontro è stato l'ambasciatore della Federazione Russa in Italia. In passato ambasciatore anche a Pechino. Dopo il saluto del professor Lorenzo Ornaghi, presidente dell'Aseri, e del professor Guido Merzoni, preside della facoltà di scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che hanno sottolineato la cooperazione tra le loro università e il MGIMO di Mosca, il professor Vittorio Emanuele Parsi, direttore dell'Aseri, ha rimarcato che “l’aquila russa è come un Giano bifronte, e quindi guarda sia a Est che a Ovest”. Esempio di ciò sono i rapporti tra Mosca e Pechino e tra Mosca e Bruxelles, anche se “la crisi ucraina divide il governo russo dal governo italiano e dall’unione dei governi europei”. Per spiegare meglio queste condivisioni, ha parlato l’ambasciatore Razov, secondo il quale la Russia con Europa “in ogni situazione cerca un dialogo amichevole”.

Il capo della diplomazia russa in Italia non ha preparato il suo discorso: “sarebbe stato noioso”, ha detto, ma ha preferito rispondere a braccio alle domande degli accademici e degli studenti. Chiaramente l’attenzione della platea non poteva non concentrarsi sulla crisi ucraina, e su come potrebbe evolversi. “Ci sono persone convinte che sia tornata la guerra fredda, altre che dicono che non sia mai finita. Ma ogni conflitto, anche con scenari militari, prima o poi (si spera prima) finisce con la pace”.

La situazione creata in Ucraina “non è virus casuale, ma ha seguito una sua logica”. “Negli ultimi anni, in politica internazionale, si è verificato un deficit di credibilità e fiducia”. Negli ultimi anni si sono create le condizioni per “un'erosione del diritto internazionale: in tanti pensano che oggi prevalga il diritto di forza invece che la forza del diritto”. Ad esempio dopo 15 anni di bombardamenti in Jugoslavia ci si dimentica che sotto quelle bombe sono rimasti uccisi più civili che durante gli eventi che hanno portato a quegli stessi bombardamenti.

E con l’Ucraina, malgrado tutti accusino la Russia, “le radici della crisi vanno cercate nella stessa Ucraina: nel nuovo governo 5 membri sono di estrema destra, persone a cui i politici europei solo qualche mese fa non avrebbero stretto la mano in segno di saluto”. La Russia ha mantenuto tutti gli accordi internazionali per risolvere pacificamente la crisi; il presidente russo Vladimir Putin ha detto che sarebbe bastato non fare il referendum a Donetsk, ma la gente ucraina ha scelto così, “dimostrando di non essere al guinzaglio del Cremlino”, come si dice. Anche le elezioni vanno nella giusta direzione, ma sono comunque strane, coi miliziani che nel sud Est usano le armi contro la gente civile. Quindi è molto difficile che a Kiev si tengano elezioni democratiche. Ma per risolvere la crisi, bisogna tenere aperto il dialogo con tutta la popolazione, da est a ovest, e cercare di trovare dei compromessi.

Inevitabili le domande sugli accordi con la Cina e sul vettore russo che si è spostato completamente verso l’estremo oriente. “L’accordo è importantissimo, ma non è stato siglato come effetto della crisi ucraina o come risposta alle minacce americane di portare lo shale gas a stelle e strisce in Europa - ha detto Razov -. Era un accordo preparato da tempo, frutto di anni di negoziazioni”. Ma non significa che la porta europea sia chiusa. Vladimir Putin nel 2000 ha detto: “Le radici della nostra civiltà sono in Europa”. E questo non è cambiato.

L’Europa d’altronde è il primo partner commerciale della Russia, con un interscambio pari a 420 miliardi di dollari (88 miliardi di dollari quello con la Cina). Anche l’Italia è un partner importante per la Federazione. Il quarto, più precisamente. Con scambi commerciali di 54 miliardi di dollari, e con un crescita notevole (+18% nell’ultimo anno). Sarebbe quindi davvero peccato interrompere questi rapporti creati da così tanto tempo.

Evgenij Utkin - Russia Oggi

venerdì 9 maggio 2014

Junta ucraina, chi è chi: fascisti, sette e delinquenti

Spesso utilizziamo questo termine: “junta”, ma è troppo generico. Proviamo ad analizzare che razza di persone siano coloro che si sono insediati a Kiev con la loro bramosia di reprimere le proteste popolari del sudest ucraino.

Ecco dunque la cricca in questione.

L’autoproclamato “facente funzioni del presidente” Turčinov è un pastore di una delle sette protestanti totalitarie “neopentecostali”, la sedicente “chiesa dell’ordine della vita”.

Il cosiddetto primo ministro Jacenjuk ha stretti legami con la setta statunitense di Scientology, una delle sette totalitarie più influenti al mondo, la sorella ne è una dirigente, e lui stesso era un assiduo frequentatore delle loro messe.

L’autoproclamato vice primo ministro Jarëma era legato agli ambienti criminali quando lavorava in polizia negli anni ‘90. Durante l’insurrezione armata del Majdan massacrò personalmente un poliziotto.

Il sedicente vice primo ministro Syč è membro del Partito ultranazionalista “Svoboda”, definito intoccabile dal Parlamento Europeo per il proprio radicalismo. Ha affermato innumerevoli volte la propria devozione al nazionalismo etnico ucraino ed il proprio sostegno a quei dirigenti del suo Partito che più si sono distinti per le loro dichiarazioni russofobe, antisemite e razziste.

Il cosiddetto vice primo ministro Vladimir Grojsman, quando era sindaco di Vinnica era noto per la persecuzione ai danni di ogni opposizione sfruttando l’esercito e la polizia con segnalazioni via sms.

L’autoproclamato ministro della politica agraria Igor’ Švajka è membro del Partito ultranazionalista “Svoboda”. Per prima cosa, dal palazzo del suo ministero ha cacciato tutti gli pseudorivoluzionari di cui a parole difende gli interessi. E’ noto per le sue dichiarazioni russofobe.

Arsen Avakov è il capo delle strutture militari della cricca. E’ famoso per essere stato accusato di abuso recidivo di potere dopo aver privatizzato illegalmente terreni dello Stato. Nella carica attuale si è già fatto notare per le spedizioni punitive contro il proprio popolo, per le quali sono morte decine di pacifici cittadini.

Il sedicente ministro dell’ecologia Andrej Mochnik è un seguace di Bandera di lungo corso che glorifica da vent’anni gli scagnozzi della Germania nazista. Non desta quindi stupore che incidentalmente sia membro del Partito “Svoboda”.

Il cosiddetto ministro dell’economia Pavel Šeremeta ha studiato negli USA, cosa che di per se non comporterebbe alcunché, se non avesse allora appoggiato la politica neoliberista, che in molti Paesi del mondo ha portato all’indigenza generalizzata della popolazione e alla disoccupazione. Possiamo stare tranquilli che seguirà diligentemente le indicazioni del FMI tese a distruggere l’economia ucraina.

Nel governo autoproclamato di questa cricca il responsabile per l’energia è Jurij Prodan, che fu pescato con le mani nel sacco in merito all’affare “Kievenergo”, di cui era uno dei dirigenti. E’ inoltre uno dei colpevoli del debito ucraino nei pagamenti per il gas ed è saltato alle cronache per aver sponsorizzato gli interessi degli oligarchi (nella fattispecie del gruppo “Privat”) nel settore del gas.

Andrej Deščica risponde per i rapporti con i protettori occidentali. Ha lavorato a lungo presso l’ambasciata ucraina in Polonia, i cui interessi in politica estera, come è noto, consistono nell’ampliamento della NATO a oriente e nella mortificazione totale della Russia nell’arena internazionale.

L’impostore che siede nel gabinetto ucraino come ministro delle infrastrutture è Maksim Burbak, compagno di Jacenjuk di lunga data, a proposito di ruffianeria e nepotismo. Conseguenzialmente, ai posti di comando del Partito “Bat’kivščina”, di cui era un importante dirigente, sono comparsi numerosi suoi amici e parenti. E’ inoltre noto per la sua “protezione” del mercato alimentare di Černovcy (in italiano, Cernovizza).

Per la “difesa”, ovvero per l’assalto e l’aggressione contro la popolazione pacifica dell’Ucraina orientale, è responsabile Michail Koval’, che ha sostituito a tale carica Tenjuch, del Partito “Svoboda”, rinomato per la sua retorica razzista e russofoba.

Il responsabile per la pubblica istruzione, cioè per la trasformazione dei bambini in energumeni fasciteggianti è Sergej Kvit, membro dell’organizzazione neonazista “Trizub” (“Tridente”), che fa parte del tristemente noto “Pravyj Sektor” (“Settore di Destra”). Amico da molto tempo di Jaroš, per aver introdotto la censura nelle scienze storiche è stato redarguito persino dalle autorità polacche e tedesche, che generalmente chiudono un occhio sulle infamie dei nazionalisti ucraini.

Oleg Musij, responsabile per la sanità, non è membro del Partito nazionalista e non è stato coinvolto in scandali di corruzione. Tuttavia, resta un mistero cosa abbia fatto nel periodo dal 1992 al 2008.

Un’altra beffa nei confronti del popolo è la nomina di Ljudmila Denisova a ministro delle politiche sociali: è balzata alle cronache per essere stata arrestata per corruzione in quantità particolarmente ingenti, per avere partecipato alle privatizzazioni da rapina e per la sua smodata ricchezza. La domanda su come curerà la sfera sociale è puramente retorica.

Alcuni oligarchi hanno deciso di non nascondersi alle spalle di varie marionette del governo golpista, e hanno assunto il potere direttamente nei ministeri più redditizi. Il riferimento è ad Aleksandr Šlapak, oligarca, appunto, la cui attività discreditante (corruzione, riciclaggio, manovre finanziarie) meriterebbero un articolo ad hoc.

Risponde per lo sport Dmitrij Bulatov, attivo dirigente del sedicente Automajdan, un gruppo meccanizzato armato che si dedicava all’assalto contro i tutori dell’ordine pubblico e gli abitanti pacifici delle città assediate dalla cosiddetta “rivoluzione del Majdan”.

Ministro particolare senza portafoglio è Ostap Semerak, noto sia lui che un suo omonimo per frode e corruzione degli elettori. Ha un’esperienza ventennale nella formazione della mentalità filostatunitense nella politica ucraina, in particolare grazie ad una pseudo “scuola del giovane politico”.

Ci siamo limitati all’autoproclamato governo, per non parlare del procuratore neonazista capo dell’SBU, i Servizi di Sicurezza Ucraini, guida della sanguinosa rivolta.

Fonte: Facebook

Autore: Max Otto von Stierlitz

Traduttore: Mark Bernardini

Speaker: Mark Bernardini

giovedì 8 maggio 2014

Ubicazione stranieri e ucrainofascisti occupanti

Oblast’ di Dnepropetrovsk: - Esercito privato polacco «ASBS Othago» - 35 persone delle quali 8 piloti militari; Esercito privato italiano «Lettera-43» - 15 persone.

Donezk (tutti esercito privato USA): - «Halo Trust» - 35 persone; - «Greystone» - 140 persone; «Kubik Apple and Keyshn International» - 25 persone.

Oltre a ciò a Donezk si sono stabiliti esperti militari statunitensi e della Germania, Polonia e Georgia. Questi soldati hanno coordinato combattimenti di gruppi tattico eversivi (reparti) di 4-6 militari con la caratteristica della presenza nel gruppo di due cecchini. Totale di circa 30 gruppi con utilizzo di quattro blindati della polizia e tre APC dell'esercito.

Bande del “Settore destro” alloggiati presso strutture governative ucraini sono: nella scuola materna del villaggio Dergachi, regione di Kharkov (essendo preparati ad intervenire); al confine di Zhukovsky, regione di Kharkov in un “campo” abbandonato dell’esercito (circa 40 persone). Nel centro ricreativo "Ogonek" sulla sponda orientale del canale Pechenezhkij, rajon Metallovka (oltre 200 combattenti); nel centro ricreativo "Soicha" sulla sponda orientale del canale acquifero nel rajon Hotomlya (circa 30 combattenti). Campo estivo per bambini "Torch" a 1 km a nord di Kochetok, rajon Chuguevsky, regione di Kharkov.

Fra loro “Pravoseki” addestrati e che, probabilmente, saranno immessi a questa formazioni; un centro ricreativo del Ministero degli Interni Rakitnoe, regione di Kharkov; abbandonati nel territorio della unità militare 44397 a 4 chilometri a nord villaggio di Staraja Pokrovka. Qui i “Pravoseki” si allenano a sparare; alla periferia sud-orientale di Kharkov (rajon Rogan) "Voenved " ex cittadella militare dell’aviazione Gritsevtsa ( circa 30 persone ). Dato che si sta organizzando una protezione perimetrale e si richiedono permessi di ingresso probabilmente ne arriveranno altri; nell’edificio del comitato anti corruzione di Kharkov (via Malogoncharovskaya D 28), Office 10 (2 ° piano). Qui è la sede della "Guardia Nazionale". Il 1 maggio a Kharkov è atterrato una compagnia di circa 900 paramilitari del “Settore destro”.

Nonostante il fatto che circa la metà di loro sono vestiti in uniformi della polizia e delle forze di sicurezza interna, la mancanza di documentazione e il loro mescolamento con il resto della massa tradiscono la loro appartenenza. Per l’arrivo di quasi un migliaio di ultranazionalisti sono state preparate postazioni con sacchi di sabbia: alla casa 27 sul viale del 50° anniversario dell'URSS; al sanatorio del Ministero degli interni dell’Ucraina "Favola del bosco" (rajon Komintern, via Pomerki, d. 1). I paramilitari del “Settore di destra” sono armati principalmente con armi leggere tra cui AK - 74, mitragliatrici RPK, fucili SVD. Lo spazio aereo della regione di Kharkov per 13-18 ore al giorno viene pattugliato da due Mi-24, Mi- 8, 2 Su-27, naturalmente non contemporaneamente.

Da Javorov (regione di Lvov) nella regione di Sumy si è posizionata la 24ma brigata motorizzata sulla strada tra l'insediamento Gasichevka e Gorski dove sono abilmente dissimulati 3 cannoni anticarro "Rapier" calibro 100 mm.

Fonte: Trentino Russia

Autore: Ennio Bordato

sabato 3 maggio 2014

Mercenari italiani in Ucraina?

Vi proponiamo un breve filmato, di appena 34 secondi, che sta girando in internet. Gli autori affermano che sia stato ripreso nel villaggio Andreevka, vicino a Kramatorsk e Slavjansk, regione di Doneck. Due civili conversano con un mercenario. Il tutto in… italiano. E’ chiaramente un video “rubato” con mezzi di fortuna, l’audio è pessimo, ma siamo riusciti ad estrapolare alcuni mozziconi di frasi, che abbiamo collocato nei sottotitoli. Buona visione, poi commentiamo.

Naturalmente, è tutto da verificare che il luogo sia effettivamente quello. Di sicuro c’è solo che la lingua è italiana. La ragazza è settentrionale, forse veneta. Lui è meridionale. Il mercenario è dell’Italia centrale, probabilmente romano, forse ciociaro. Se tutto venisse confermato, ci sono alcune domande, magari retoriche, ma neanche più di tanto.

  1. I due civili sono giornalisti?

  2. Come mai in Italia non abbiamo visto alcun servizio in merito?
  3. Le autorità italiane, il governo italiano, il ministero della difesa (che in questo caso sarebbe di “attacco”) ne sono informati?
  4. Di chi è la bandiera che sventola sul mezzo corazzato a sinistra dello schermo?

Attendiamo commenti ed informazioni dai nostri spettatori, ascoltatori e lettori.

Fonte: La Voce italiana della Russia

Autore: Mark Bernardini

venerdì 2 maggio 2014

I nazisti protetti dalla Casa Bianca: gli obiettivi strategici degli USA non sono cambiati (video)

La serena tolleranza di Washington nei confronti dei movimenti nazionalisti in Ucraina ha radici storiche profonde. Negli USA non nascondono che dopo la guerra hanno dato rifugio a numerosi criminali di guerra, tra i quali anche alcuni traditori ucraini. In Europa, i nazisti venivano processati, mentre oltreoceano occupavano cariche altolocate nelle strutture del Ministero della Difesa e persino dello spionaggio.

E’ il caso di Mykola Lebed’, aiutante di Stepan Bandera, abitante alla periferia di New York. Questa persona, che incitava a “sterminare i polacchi dal primo all’ultimo, compresi vecchi e bambini”, che programmava le spedizioni punitive dei nazionalisti ucraini, ha avuto dapprima il permesso di soggiorno e poi la cittadinanza degli USA. Dal 1949 Mykola Lebed’ ha lavorato alla CIA.

Nei documenti dissecretati dei servizi speciali viene descritto come collaboratore inestimabile. Secondo le stime del ricercatore Russ Bellant, dopo la seconda guerra mondiale gli Stati Uniti hanno accolto migliaia di nazisti ed ultranazionalisti dall’Europa Orientale. “Tutta la rete impiegata dai tedeschi per combattere contro l’URSS è stata completamente assorbita dagli USA. Gli americani non hanno toccato le organizzazioni nazionalistiche e le hanno utilizzate per svolgere operazioni segrete ed attività sovversive in Unione Sovietica”, — spiega Bellant, autore del libro “Vecchi nazisti, nuova destra e Partito Repubblicano”.

Addirittura, alcuni generali della sbaragliata Wehrmacht furono assunti al Pentagono. Il campo di attività dei nazisti era un po’ più semplice. Jaroslav Stec’ko, originario di Ternopoli, numero due dopo Bandera, ideologo dello sterminio degli ebrei in Ucraina, in America coordinava le attività dei sedicenti “comitati dei popoli assoggettati”, riuniti in un cosiddetto “blocco antibolscevico”. Ne facevano parte i rappresentanti dei gruppi nazionalisti radicali provenienti dai Paesi baltici, dall’Ungheria, dalla Croazia e, ovviamente, dall’Ucraina.

Alla periferia di Detroit ha preso dimora uno dei maggiori nuclei della rete di collaborazionisti e nazionalisti ucraini che avevano cooperato con le armate hitleriane. L’allora candidato alla presidenza George Bush Sr., nel 1988 stringeva la mano ai loro capi, avendo bisogno del loro sostegno, dei loro voti e dei loro soldi. Per inciso, pochi anni prima era stato direttore della CIA. Testualmente, a fine anni ’80 disse: “non è questione di propaganda, ma di convinzioni. Questa è la settimana dei popoli schiavizzati. Io rispetto quanti non dimenticano le proprie radici e vanno fieri delle loro origini etniche”.

Quell’incontro ebbe luogo presso il centro culturale ucraino, che oggi prevalentemente viene affittato per banchetti. Nel frattempo, grazie alla loro opera di spionaggio, i nazionalisti ucraini hanno acquisito appoggi a Washington. Russ Bellant afferma che in onore di Stec’ko, il vice di Bandera, alla Casa Bianca fu organizzato addirittura un ricevimento ufficiale. Le aderenze dei radicali con l’establishment statunitense sono ben salde a tutt’oggi.

“Negli anni ’90 alcuni nazionalisti partirono alla volta del paese natio, — spiega Bellant, — come, ad esempio Roman Zvaryč, che addirittura divenne ministro della giustizia d’Ucraina nel 2005; molti però restarono negli USA, dove hanno famiglia, e continuano a lavorare e a promuovere un’agenda di aggressione: vogliono ancora ridurre a zero l’influenza della Russia in Ucraina, nonostante che vi abitino molti russi”.

Non è sorprendente che le strutture neonaziste “Settore di Destra” e il Partito “Svoboda” abbiano occupato con tanta facilità i posti di comando nello spionaggio e nei ministeri ucraini, soprattutto militari (Difesa, Interni, ecc.). Col pieno sostegno degli USA. Gli obiettivi strategici non sono cambiati.

Fonte: Russia 24

Autore: Aleksandr Christenko

Traduttore: Mark Bernardini

Speaker: Mark Bernardini

giovedì 1 maggio 2014

Il bellicoso ministro-facebook ucraino

Che strani ministri sono stati nominati in Ucraina: Il ministro degli Interni ad interim e il suo collega degli Affari Esteri, al posto delle dichiarazioni ufficiali usano Facebook e da qui diramano ordini, organizzano l'operazione per combattere il separatismo, ricevono consigli...
Uno dei tipici ministri del governo attuale di Kiev è il ministro dell'Interno ad interim Arsen Avakov. Per lui, Facebook è diventato un modo di vivere. Così si è lamentato una volta il ministro:
Durante la notte sono stato svegliato da una telefonata di lavoro. Il sonno ormai era andato, ho aperto il computer portatile, sfogliando post, commenti, consigli su Facebook".
Il 12 aprile il Ministro ha annunciato dal suo account l’avvio dell’operazione antiterrorismo contro il proprio popolo nella parte orientale del Paese, promettendo che entro la mezzanotte metterà ai suoi piedi tutta Donbass o si sarebbe sparato. Dalla sua casa dava ordini via Facebook, scriveva un reportage on-line:
In corso un attacco a Kramatorsk (regione di Donetsk) .. Persone non identificate hanno sparato alla sede regionale. La polizia risponde. Sparatorie in corso. Le autorità dell’Ucraina considerano i fatti di oggi come l'aggressione esterna da parte della Russia. Convocazione urgente del Comitato Nazionale di Sicurezza dell’Ucraina. Il raggruppamento delle forze speciali del Ministero degli Affari Interni approntano il piano operativo di risposta... Al via dell'operazione a Slavyansk. Gestisce il Centro Antiterroristico del Servizio di Sicurezza dell'Ucraina. Coinvolte tutte le strutture di forza del Paese. Con l'aiuto di Dio!
Naturalmente, questa operazione antiteroristica è fallita, ma egli non ha soddisfatto la sua promessa. Nessuno pretende di togliergli la vita, tuttavia una promessa è una promessa.
Il ministro–facebook dimostra il suo patriottismo inibendo i dipendenti del ministero degli Interni dall’indossare i nastri di San Giorgio:
Mi hanno mandato un video dove a Lugansk un'auto di pattuglia aveva un nastrino di color di dorifora. Abbiamo controllato. Rapporta il dirigente della polizia regionale: "abbiamo effettuato un controllo di tutte le auto di servizio. A tutti coloro che desiderano avere sulle divise e sulle auto stemmi e nastri diversi da quelli regolamentari, abbiamo proposto di dimettersi dalla polizia e di indossare tutti i nastri che desiderano senza alcuna restrizione.
Oltre a combattere contro i civili nel sud-est del Paese, il nostro eroe annuncia la guerra alla corruzione:
Quando in pochi giorni diventi un problema chiave per un certo numero di gruppi oligarchici corrotti, iniziando dai baroni del gas, … degli imperatori di petrolio … e loro protettori, devi essere pronto a tutto. Quando gli ex dirigenti del Paese hanno esaurito le forze per impedire alla divulgazione reale degli schemi dell'approvazione delle decisioni per le uccisioni di massa delle persone, allora devi essere pronto a tutto.
Bisogna evidenziare che Avakov non era povero sotto il precedente governo, anzi occupava la carica del governatore di Kharkov. Contro i risultati delle sue attività nel gennaio 2012, è stato avviato il procedimento penale sul caso di abuso intenzionale di potere e di pubblici poteri, che ha causato gravi conseguenze. Per salvarsi dal carcere, è fuggito in Italia. Ufficialmente è stato dichiarato ricercato dall'Interpol. Tornato a casa è diventando deputato del Parlamento e ha ricevuto l'immunità. Il patrimonio di Arsen Avakov ammonta a "soli" $ 189 milioni di dollari.
Nel 2013 Avakov era al centro di un forte scandalo gay. Lui e il suo vice Aleksander Kirsh sono stati accusati di aver molestato un ragazzo di Kharkov, Maksim, il quale lo ha confessato davanti alla camera di tv. Ha conosciuto Avakov su Internet(!). Ma siccome non ci sono state ferite fisiche durante le molestie, il reparto investigativo del distretto di Ordzhonikidze del dipartimento degli affari interni della regione di Kharkiv ha archiviato il procedimento penale.
Oggi il vero incubo per Avakov è il "Settore destro" che lo ha accusato della morte del loro "compagno" Sashka Bilyj. “Cyber Berkut” ha crackato la posta elettronica di Avakov, il 22 aprile, causando uno scandalo. A giudicare dai messaggi, Avakov ha pianificato l'omicidio, non la detenzione di Sashka Bilyj. E come prezzo per la sua morte, il nuovo governo di Kiev si è impegnato a dare al leader del "Settore destro" Dmitry Yarosh gli uomini di "Berkut".
Dalla corrispondenza con il giornalista Dmitry Bruk del 9 aprile 2014 si può vedere come il primo gendarme dell’Ucraina elimina anche i giornalisti scomodi per le autorità.
Dmitry Bruk: "Arsen Borisovich, questa gentaglia, Kostik Dolgov, che ha un peso sulle carogne filo-russe e le gestisce molto abilmente, per quanto ancora sarà libero? Questa è una domanda che ossessiona tutti i giornalisti della città (((..."
Arsen Avakov: Domani manderò una squadra investigativa da Kiev lo bloccheremo con fermezza
Dmitry Bruk: Urra!!
Dopo 10 giorni il leader "Anti Maidan" di Kharkov, il giornalista Konstantin Dolgov è stato arrestato per 2 mesi.
Il ministro, coinvolto in abusi di potere, in molestie e in omicidio, non può contare sul sostegno dei suoi dipendenti e della sua gente. Forse questa è una delle ragioni del fallimento dai tentativi di soggiogare il sud-est del Paese?
© Screenshot: facebook.com

Lavoro dignitoso, salari equi, è lo slogan del 1° Maggio dei Sindacati di Russia

© Foto: RIA Novosti/Ramil Sitdikov

Dopo 23 anni di pausa, la manifestazione dei lavoratori del 1 maggio si terrà nuovamente a Mosca presso la Piazza Rossa, ha annunciato in una conferenza stampa il 29 aprile il presidente della Federazione dei sindacati indipendenti della Russia (FNPR) Mikhail Šmakov.

Lo slogan principale della marcia del primo maggio, in cui la federazione stima una partecipazione di circa due milioni di persone in tutta la Russia, è "lavoro dignitoso, salari equi":

Il 1° maggio è la festa tradizionale sindacale non solo in Russia. In 142 Paesi in tutto il mondo si tengono manifestazioni organizzate generalmente dai sindacati, spesso in alleanza con partiti politici. In alcuni Paesi partecipano attivamente a questi eventi anche le autorità, ma lo spirito unitario della celebrazione del giorno della lotta dei lavoratori per i loro diritti rimane rilevante da oltre cento anni.

Il leader sindacale russo ha ricordato che il 1° maggio si celebra la Giornata Internazionale dei Lavoratori per commemorare gli eventi che hanno avuto luogo in questo giorno a Chicago nel 1886. I lavoratori del polo industriale americano organizzarono una manifestazione per protestare contro le cattive condizioni di lavoro. L’intento principale fu quello di stabilire una giornata lavorativa di 8 ore quando pressoché ovunque era di 10/12 ore. La manifestazione degli operai di Chicago fu brutalmente dispersa dalla polizia:

Oggi, dopo più di 120 anni, questo requisito (la giornata lavorativa di 8 ore) non è meno importante rispetto al 1886. In molti Paesi, le giornate lavorative sopra questa media sono previste dalla rispettiva legge sul lavoro. In Russia recentemente sono circolate voci che prevedevano il passaggio della settimana lavorativa da 40 ore a 60 ore. Abbiamo combattuto e siamo riusciti a "soffocare" queste voci. Oggi, nessuno osa sollevare ufficialmente la questione.

Tuttavia, il presidente della FNPR ha evidenziato che il problema rimane, perché ci sono molti datori di lavoro che ottengono dal loro personale lavoro superiore alle 8 ore, ma pagato per 8 ore:

La violazione dei diritti dei lavoratori, purtroppo, non è rara. E solo dove nelle imprese ci sono organizzazioni sindacali attive la legislazione del lavoro della Federazione Russa viene davvero rispettata e vengono realmente protetti i diritti dei lavoratori.

Il leader dei sindacati indipendenti della Russia ha detto che il nome ufficiale della festa del primo maggio è Festa di primavera e Festa del Lavoro. Ma per i sindacati era e rimane la Giornata Internazionale dei Lavoratori. Se combattiamo attivamente per i propri diritti, presto la giornata internazionale dei lavoratori sarà ancora una volta festa nazionale, ne è sicuro Mikhail Shmakov:

Proprio come era nei nostri intendimenti e grazie alle nostre azioni, il sindacato ha fatto ritornare la manifestazione del 1° maggio sulla Piazza Rossa, la piazza principale del Paese a 23 anni di distanza.

I sindacati sono chiamati ad affrontare grandi sfide, abbiamo argomenti per cui combattere e in questa lotta, vincere! Ha aggiunto il leader sindacale russo.

Fonte: La Voce della Russia

Autore: Viktor Suchov

Araba fenice

Da mercoledì 30 aprile 2014, dopo ottant'anni, radio "La Voce della Russia" ha cessato di esistere. Come un'araba fenice, abbiamo deciso, anche in considerazione della campagna internazionale di disinformazione in atto ai danni della Russia, che continueremo ad informare i nostri ascoltatori in italiano tramite un nuovo progetto, il blog "La Voce italiana della Russia". Tuttavia, non siamo più una voce ufficiale statale. Per mantenere il sito, siamo alla ricerca di collaboratori, followers, sponsor e scambio di banner. Scriveteci. Pubblicheremo anche materiali, interviste, audio e video di altri siti, ovviamente citando la fonte e, quando possibile, l'autore.