venerdì 19 settembre 2014

Se il turismo varca i confini delle capitali

Foto: Evgenij Utkin

Andare oltre i percorsi tradizionali, per incrementare i viaggi nelle località più autentiche e meno conosciute. Al Forum Turistico Italia-Russia di Milano autorità, organizzazioni governative e istituzioni culturali si sono riunite per discutere il futuro del settore.

“Se si vuole uscire dall'Italia, che sia solo la Russia la destinazione! Se si vuole uscire dalla Russia, che sia solo in Italia”. Con queste parole Mikhail Shvydkoi, rappresentante speciale della Russia per la collaborazione culturale internazionale, ha ribadito lo scopo del forum culturale e turistico "Italia-Russia", inaugurato il 18 settembre nella sede del palazzo Reale di Milano. Un forum senza precedenti nella storia delle relazioni russo-italiane nel settore turistico. Per la prima volta in un unico luogo si sono infatti riuniti i rappresentanti di tutte le strutture che determinano lo sviluppo dell'industria del turismo: autorità esecutive, autorità regionali russe e italiane, organizzazioni governative e non governative specializzate, istituzioni culturali, imprese e altre ancora. Tutti uniti da un desiderio comune: andare oltre i percorsi tradizionali, al di fuori delle capitali dei rispettivi paesi per fornire una vasta gamma di sconosciuti itinerari turistici e culturali nelle piccole città della Russia e dell'Italia.

Foto: Evgenij Utkin

Dalla Russia sono dunque partiti i delegati non solo di Mosca e San Pietroburgo, ma anche di svariate altre regioni come Tambov, Altaj, le Repubbliche di Kalmikiya e di Tatarstan, insieme ai portavoce di piccole città come Uglich, o dei sacrari della letteratura mondiale come la villa-museo di Tolstoj a “Jasnaja poljana” (presentata per l'appunto da Elena Tolstaja, parente dello scrittore). A questi si sono aggiunti anche gli ambasciatori delle bellezze “europee” come Peterhof (con il progetto “Peterhof – capitale delle fontane russe) accompagnati dalla bellissima rassegna di fotografie sui diversi luoghi della Russia e dalla mostra sui costumi nazionali e di oggettistica in legno, ceramiche (stupendi i giocattoli Romanovskij), merletti e molto altro ancora. Il tutto introdotto da danze russe, eseguite sul vivace suono della fisarmonica.

Un'atmosfera molto allegra, quindi. Quasi “depoliticizzata”: un termine utilizzato dall’ambasciatore italiano a Mosca, Cesare Maria Ragaglini, durante il suo discorso. I primi mesi dell'anno sembravano infatti piuttosto “politicizzati”, per l’appunto, con un calo di turisti russi rispetto agli anni precedenti. Anche se, dando un’occhiata ai visti, il numero dei rilasci è aumentato parecchio rispetto all’anno scorso, e quindi, evidentemente, anche il numero di ingressi, così come ha fatto notare il sottosegretario ai Beni culturali e al turismo Francesca Barracciu.

Insomma, l’atmosfera di incertezza dettata dalle recenti incomprensioni a livello politico tocca poco il turismo. O perlomeno quello diretto verso il Belpaese. L’ambasciatore russo a Roma, Sergei Razov, conferma che il flusso russo in Italia riesce a essere comunque stabile, mentre in altri paesi diminuisce.

Alla Manilova, vice ministro russo della Cultura e del Turismo, a capo della delegazione russa, auspica che turismo e cultura siano il ponte che unisce i due paesi, già di per sé storicamente e culturalmente legati. “Basta andare al Cremlino di Mosca e a San Pietroburgo per sentirsi in Italia. È sufficiente andare a Roma in un caffè dove Nikolaj Gogol ha scritto “Le anime morte” per ricordare la Russia", afferma Shvydkoi, anche se è pur sempre meglio recarsi di persona per vedere con i propri occhi le bellezze di questi due paesi”.

Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, in un saluto ai partecipanti, ha affermato che “il turista russo supera gli altri per numero di giorni di permanenza e per soldi spesi” e che quindi “è molto importante per noi”. Ha aggiunto inoltre che “per stemperare la tensione servono incontri come questi”. E ha trovato che fosse “una felice coincidenza l'apertura del Forum e della mostra di Marc Chagall”, inaugurata il giorno prima nello stesso Palazzo Reale. Un’esposizione che i partecipanti non hanno perso occasione di visitare.

Pavel Lyakh, ministro della regione di Perm, è molto soddisfatto del Forum: “Abbiamo preso parte a un'iniziativa simile l’anno scorso in Francia. Adesso invece in Italia, a Milano. Sono sicuro che incontri di questo genere funzionano e portano ottimi risultati. Oltre a far conoscere le nostre regioni, impariamo dai colleghi italiani come promuovere il nostro territorio”. Ed entusiasta è anche Rocky Malatesta, di Puglia Promozione: “I contatti diretti con gli operatori russi sono importantissimi, i forum come questo sono uno strumento utilissimo. Ma da parte nostra, per migliorare il clima teso degli ultimi mesi, intraprendiamo anche azioni concrete, come la marcia per la pace in Ucraina che si terrà a Bari l'11 ottobre”.

Evgenij Utkin - Russia Oggi

domenica 14 settembre 2014

L'Italia non aderisca alle sanzioni contro la Federazione Russa

Noi, cittadini italiani residenti in Russia, italiani in Italia che intrattengono rapporti professionali con la Russia, e più in generale persone che hanno a cuore i rapporti economici, politici, culturali ed umani tra i nostri due Paesi, esprimiamo la nostra forte preoccupazione e il nostro disappunto per l’estremizzazione del confronto tra Russia ed occidente, che ha già provocato consistenti perdite economiche ed un indebolimento della nostra posizione nel mercato russo, conquistata con una lunga storia di amicizia e di integrazione sociale e professionale.

Assistiamo ad una strategia di comunicazione strumentale ad opera della maggior parte degli organi di informazione italiani ed europei, guidata da posizioni nostalgiche di antiche contrapposizioni ideologiche che speravamo fossero superate da anni.

Il danno è estremamente elevato: nel solo settore agroalimentare perderemo circa 400 milioni di euro nell’esportazione verso la Russia. L’Italia era al secondo posto tra i Paesi europei nei rapporti commerciali con la Russia. Questa perdita potrebbe diventare strutturale ed irreversibile: la Russia non è un Paese autarchico, sostituirà l’Italia con nostri concorrenti del BRICS e dell’America Latina, e ci vorranno decenni per ritornare ai livelli attuali di interscambio. Un interscambio che nel solo primo semestre del corrente anno registra un calo del 6%, parliamo di mezzo miliardo di euro.

Perderemo le opportunità che i crescenti investimenti nel settore petrolifero avrebbero garantito per i prossimi decenni a numerosi contrattisti italiani, che offrono servizi e macchinari a numerose Società anche straniere che operano in Russia.

L’adozione di misure di sanzionamento delle maggiori banche russe e l’impossibilità di ricorrere da parte di queste ultime a linee di finanziamento a lungo termine comporterà tra le altre cose la difficoltà di molti italiani a vedere confermate le lettere di credito.

La posizione dell’Europa – e, con nostro rammarico, del nostro governo – alimenterà quel clima di sfiducia e diffidenza che porterà a contrapposizioni da cui nessuno trarrà beneficio.

State distruggendo decenni di lavoro, di investimenti e di collaborazione proficua e soprattutto di quel clima di rispetto e di considerazione di cui noi italiani abbiamo goduto da sempre.

Vi invitiamo ad un maggiore equilibrio e ad una più marcata autonomia del nostro Paese. Il rappresentante dell’UE a Mosca è l’ambasciatore lituano Vygaudas Ušackas, il rappresentante dell’UE a Kiev è l’ambasciatore polacco Jan Tombiński. E’ così che l’Unione Europea pensa di costruire la sua diplomazia? Qui non è questione di destra o sinistra: se in Italia e Francia governa il centro-sinistra, in Germania, Inghilterra, Spagna, governa il centro-destra, giusto per citare i Paesi più rappresentativi. E non gli Stati Uniti a dover stabilire cosa debba o non debba fare l’Europa con la Russia.

Ci rendiamo conto che confidare in una posizione “fuori dal coro” dell’Italia possa sembrare ambizioso e fantasioso. La storia insegna che, talvolta, il mondo cambia per le scelte coraggiose di qualcuno che agisce per primo, e l’Italia è appena entrata nel suo semestre di Presidenza dell’UE. In fondo, la Francia, cofondatrice della NATO, ebbe il coraggio di uscirne nel 1966 con De Gaulle, rientrando solo nel 2009 con Sárközy. L’Inghilterra, pur facendo parte dell’UE, non ha mai rinunciato alla propria valuta nazionale.

Non stiamo invitando ad uscire dalla NATO, dall’UE o dalla zona euro: ciò esula dalle nostre competenze. Tuttavia, se persino la Finlandia, membro anch’essa dell’UE, ha ora assunto una posizione ufficiale contro le sanzioni, che la danneggiano, non vediamo perché non possa farlo l’Italia. Ci state mettendo in ginocchio, in un momento in cui anche senza sanzioni in Italia si parla di recessione, di disoccupazione che sfiora il 13%, raggiungendo il 43% tra i giovani, di fallimento delle imprese (40 ogni giorno). Vi stiamo dunque invitando a fare una cosa semplice: fare gli interessi di quel Paese a governare il quale siete stati chiamati.

Per firmare, condividere e diffondere questa petizione, cliccate qui.