venerdì 23 maggio 2014

L'ortodossia oggi, tra libertà e diritti

Monsignor Philip Riabykh,
rappresentante della Chiesa ortodossa
russa al Consiglio d’Europa
(Foto: Evgeny Utkin)

Dall’aborto all’identità di genere. A Milano Monsignor Philip Riabykh, rappresentante della Chiesa ortodossa russa al Consiglio d’Europa, ha affrontato i temi più delicati della società contemporanea. “Argomenti che coinvolgono tutti, sia l’Ovest, dove ci si sente più liberi, sia l’Est, dove dopo il crollo si è dovuto ricostruire tutto”

Continua la “settimana russa” all’Università Cattolica di Milano. Dopo l’appuntamento di ieri con l’ambasciatore della Federazione, Sergei Razov, oggi è stata la volta di Monsignor Philip Riabykh, rappresentante della Chiesa ortodossa russa al Consiglio d’Europa.

Dopo l’introduzione del professor Massimo de Leonardis, direttore del dipartimento di Scienze Politiche, il microfono è andato al professor Pierluca Azzaro, docente di Integrazione Europea e Europa orientale: “L’Europa ha due polmoni, l’Est e l’Ovest - ha detto -. Deve respirare con entrambi, come diceva Giovanni Paolo II”.

Poi la parola è passata a Riabykh. Che è entrato subito nel vivo del discorso, toccando temi caldissimi: aborto, eutanasia, identità di genere. Si parte dall’analisi della posizione della Spagna di Zapatero, che con una legge pro-aborto del 2010 si era guadagnata il titolo di paese più liberale. Il diritto di abortire senza particolari limiti, dice però Riabykh, entrava in evidente conflitto con il diritto dei medici obiettori di rifiutarsi di praticare l’intervento. Senza contare che l’aborto in Spagna stava assumendo le sembianze di un fiorente business. La situazione cambiò quando si decise di adottare un documento che tutelava non solo i diritti della madre, ma anche quelli del bambino: un documento che, secondo la posizione della chiesa ortodossa, ha ristabilito l’equilibrio.

Il tavolo dei relatori (Foto: Evgeny Utkin)
Lo “spaventoso quesito”, come lo ha definito padre Philip, su chi abbia la facoltà di decidere della vita altrui, torna anche con il successivo argomento, l’eutanasia, “la morte buona”. Da un lato abbiamo la libertà di voler seguire il corso naturale della vita, senza quindi assumere medicine; altro caso, però, è praticare l’iniezione letale per indurre il decesso. “È importante considerare - spiega Riabykh, -, come ognuno di noi abbia una differente concezione della sofferenza, e ancor più importante sarebbe - questa la posizione della chiesa - utilizzare le nostre forze per una medicina che, anche laddove non può curare, possa assistere e supportare il paziente”.

Ma ancor più attuale è il tema della libertà, connesso a quello dell’identità di genere. Un argomento molto vicino ai giorni nostri, se pensiamo alla cosiddetta legge russa “sull’omofobia”, di cui tanto si discute.

“Su internet - ha detto Riabykh -, si può trovare una classificazione per orientamento e preferenze sessuali che contempla oltre 50 diverse identità. Ma l’aspetto interessante è riflettere su questo, non proibirlo”. Ciò che emerge dalle parole di padre Philip è insomma una volontà di approccio in positivo, che ci permetta di riconoscere l’identità quale una valore, che riguarda noi stessi prima ancora degli altri.

Resta aperta l’eterna domanda su dove finisca la nostra libertà personale e dove inizi quella altrui. “Quando esaminiamo le proposte al Consiglio d’Europa - spiega padre Philipp -, molte critiche alle istanze del movimento LGBT sono percepite come una dimostrazione di intolleranza e omofobia. D’altro canto dobbiamo pensare che permettere alcuni comportamenti non significa necessariamente dover essere d’accordo a livello personale. Questa è democrazia”. Ma allora qual è in definitiva la via seguita dalla chiesa ortodossa? Non siamo ancora a conoscenza delle conseguenze di molte “nuove” libertà, che potrebbero rivelarsi bifronti, “come la bomba atomica”. “Da un lato è energia, ma dall’altro è morte. La strada da seguire è quella che aderisce alla nostra natura”.

Il tono si fa però più cupo quando si accenna a comportamenti e prassi odierne che vanno di fatto a cancellare parte della nostra tradizione, della nostra storia: “Perché complicare la questione usando i termini Genitore 1 e Genitore 2? Sarebbe meno arido a questo punto parlare di due mamme, o due papà”.

La questione delle libertà e dei diritti umani coinvolge tutti, sia l’Ovest, dove forse “ci si sente più liberi”, sia l’Est, dove dopo il crollo si è dovuto ricostruire tutto, a partire dalle basi. Ma, pur nella diversità di background, le domande rimangono le stesse.

Evgenij Utkin - Russia Oggi

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